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Contatto e bisogni relazionali in tempo di pandemia

Che cosa sono i bisogni relazionali?

I Bisogni Relazionali ci appartengono in quanto persone, sono presenti dalla nascita alla morte, sono più intensi in alcuni passaggi della nostra vita e si ripropongono ad ogni età. Li abbiamo in quanto siamo esseri umani in relazione e sono tutti sempre presenti, emergendo alternativamente a seconda delle circostanze e quando sono soddisfatti tornano poi sullo sfondo.

Il contatto (dal latino “cum” che significa “con” e “tangere”, cioè “toccare”) si può definire come l’ “incontro” (o lo “scontro”) sia con se stessi che con gli altri. Esistono dunque un contatto interno, che si manifesta in un dialogo interiore consapevole e nel fluire di pensieri e di emozioni, e c’è un contatto esterno, che riguarda le relazioni interpersonali e il rapporto che ognuno di noi stabilisce con gli altri. Lo psicoterapeuta e analista transazionale Richard Erskine scrive che “il contatto è la pietra miliare della relazione”, è pertanto la condizione di possibilità della relazione stessa.

Richard Erskine ha elaborato un impianto teorico che permette di analizzare i bisogni relazionali nei loro vari aspetti, nelle loro funzioni e nel significato che possiedono per l’agire umano, creando una tipologia che consente di identificarli in modo più preciso.

Il bisogno di relazione – dice ancora Erskine – “è  un’esperienza primaria che motiva il comportamento umano”. Questo significa che il bisogno di relazione contiene un’urgenza e una priorità paragonabili ai bisogni fisiologici come la fame e la sete. Il secondo aspetto è quello della motivazione: l’aspetto delle relazioni è legato al senso dell’esistenza, alle scelte di vita e alle ragioni per cui le portiamo a compimento.

L’impatto della Pandemia Covid-19 nelle relazioni umane

Fra i cambiamenti innescati dalla pandemia di Covid-19 nella coscienza collettiva una particolare evidenza riveste l’impoverimento dei contatti sociali, non solo in termini di possibilità, di quantità e di frequenza ma anche in relazione a un aspetto per così dire qualitativo: l’impossibilità e l’inibizione del contatto fisico e di una scelta libera della prossemica, cioè della distanza che ognuno di noi pone più o meno consapevolmente fra sé e gli altri.

La prossemica concerne il rapporto con lo spazio: l’avvicinarsi o il distanziarsi da una persona, da un gruppo o da un oggetto riguarda il modo personale di collocarsi nello spazio e di organizzare l’esperienza del “contatto” col mondo. Un cambiamento dalle importanti conseguenze che probabilmente saremo in grado di comprendere e valutare solo nel lungo periodo.

8 bisogni per il desiderio di avere relazioni

Erskine individua otto bisogni relazionali che guidano e influenzano ogni persona lungo tutta la sua esistenza. Non sono esaustivi ma possiamo considerarli gli elementi essenziali che giovano alla qualità umana della vita e alimentano il senso di sé nella relazione. I bisogni relazionali si distinguono pertanto in:

  1. SENTIRCI AL SICURO: corrisponde al bisogno di sentirci protetti e al sicuro quando ci percepiamo vulnerabili o in pericolo. Questo bisogno riassume la sensazione di avere delle fragilità e di trovare comunque un agio nel rapporto con altri, che si sintonizzano con noi “normalizzando” e dando importanza e significato alla nostra vulnerabilità, sia essa fisica che emotiva.
  2. SENTIRCI ACCETTATI E
  3. SENTIRCI CONFERMATI NELL’ESPERIENZA CHE FACCIAMO: questi sono bisogni relativi a una convalida del nostro stato d’animo e dei nostri pensieri,  collegati all’ esperienza che stiamo vivendo. Abbiamo necessità che il nostro vissuto sia validato e per così dire “legittimato” dall’esterno. Possiamo provare paura o tristezza, preoccupazione o ansia in situazioni che le persone intorno a noi considerano in modo diverso, ma abbiamo necessità di non essere ritenuti “strani” o inadeguati. Nelle relazioni significative appagare questo bisogno procura un senso di sollievo e può essere propedeutico alla risoluzione di un problema.
  4. DEFINIRCI: questo bisogno è legato alla possibilità di affermare la nostra identità e di essere percepiti come persone uniche, nell’originalità dei tratti del nostro carattere e in relazione alla nostra storia di vita, ai nostri talenti, alla nostra visione del mondo (valori, opinioni, scelte, cultura personale ecc. ). Veniamo stimolati a esprimerci in modo autentico e sentiamo di essere accettati per quello che siamo.
  5. AVERE IMPATTO SULL’ALTRO: è questo un bisogno di grande importanza perché ci permette di sperimentare una “risonanza” del nostro essere su chi ci circonda. Sentiamo di aver destato interesse nell’altro, di essere significativi per lui e di meritare risposte e riconoscimento. Ci sentiamo così efficaci nello stabilire relazioni. Pensiamo a un bambino impaurito e preoccupato che richiama l’attenzione dei genitori e ottiene che ci si prenda cura di lui e delle sue emozioni nel momento in cui le vive.
  6. SENTIRCI OGGETTO DI ATTENZIONE E DI CURA DA PARTE DELL’ALTRO: in questo caso il bisogno è appagato quando l’altro prende un’iniziativa nei nostri confronti, ci trasmette di essere emotivamente insieme a noi. Sentiamo che nella relazione l’altro è attivo e amorevole nei nostri confronti, che c’è un coinvolgimento emotivo.
  7.  RECIPROCITÀ’: questo bisogno corrisponde alla necessità di relazioni che implichino uno scambio, una sorta di “via a doppio senso” del rapporto, una via attraverso la quale do e ricevo, mi porgo all’altro e lui fa la stessa cosa con me.
  8. ESPRIMERE AMORE: il bisogno di esprimere i nostri sentimenti positivi e amorevoli verso l’altro ha la stessa importanza del ricevere amore. La gratitudine, la sollecitudine, il comunicare affetto fanno parte della libera espressione di noi stessi e nel momento in cui ne siamo privati percepiamo un limite, una barriera o un’inibizione.

Mantenere relazioni appaganti e intime

La situazione cogente di restrizioni e divieti in tempo di pandemia ha certamente reso difficile e limitato il soddisfacimento di tutti questi bisogni. In attesa di tempi più propizi possiamo inaugurare una stagione creativa nella misura in cui le relazioni possano essere coltivate o addirittura scoperte, anche attraverso un uso virtuoso e consapevole della tecnologia. Quest’ultima ha certamente modificato “lo spazio” dell’umano introducendovi una nuova dimensione, in cui nonostante la distanza fisica ci si può affidare alla visione e all’ascolto.

Occorre infine ribadire che possiamo godere di relazioni appaganti ed intime allorquando tutti questi 8 bisogni saranno soddisfatti sia nella dimensione del ricevere che in quella del dare.

Quanto “al tempo” nelle relazioni così scrive il poeta Gibran:

“Cos’è per te l’amico, l’amica, perché serva ad ammazzare il tempo? Chiamalo, chiamala, sempre a vivere il tempo, lui, lei, potrà colmare il tuo bisogno: non il vuoto. E nella dolce compagnia ci sia suono di risa.

Rossella Maiore Tamponi & Paolo Lorenzo Salvi

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