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4 chiavi per il cambiamento personale

Ci sono 4 chiavi che ci rendono amico il cambiamento, ci aiutano ad avere un atteggiamento proattivo ed energia per essere al passo con ciò che muta insieme a noi.Il cambiamento irrompe nella nostra zona di comfort e porta una differenza, una variazione significativa. Ci porta a fare qualcosa di diverso od a essere diversi, attivando una trasformazione incrementale o radicale che sia. Conoscere il cambiamento significa viverlo come la dimensione caratteristica dell’esistenza umana, per coglierne le opportunità che sono insite in ogni piccola, medio e grande modifica dello status quo.

Per poter comprendere il tema del cambiamento possiamo esplorare alcuni aspetti chiave che ci avvicinano alla natura complessa di questo concetto e ci rendono più familiare l’idea di essere persone in divenire, capaci di cambiare. Questi focus riguardano visione, innovazione, potenzialità e apprendimento. Vediamoli brevemente.

Visione

La prima delle 4 chiavi per il cambiamento è la Visione, ovvero il quadro del futuro. Trovare la nostra direzione ci ispira e ci guida nelle nostre decisioni, come se disponessimo di un faro che ci indica la via e ci dice quali scelte sono da fare.

La gestione del cambiamento riguarda il processo attraverso cui siamo consapevoli della condizione del nostro presente percepito e ci orientiamo verso la situazione del futuro desiderato. È una transizione che ci trasporta nella nostra sfera dell’autorealizzazione situata in un orizzonte lontano che però ispira il nostro sguardo e ci trasmette energia positiva.

La visione è una immagine ricca di dettagli che ci mostra come abbiamo raggiunto i nostri obiettivi e le nostre mete. La tua dichiarazione di visione è come una tela da dipingere, puoi scriverla oppure disegnarla, raccontarla a persone a te vicine, in ogni caso stai articolando i tuoi progetti da realizzare nel futuro. Può aiutarmi una mindmap su un foglio di carta per definire l’intera visione, comprese azioni, risorse, opportunità e sfide. La visione deve essere semplice da condividere e deve ispirare l’azione! Senza quest’ultima, senza generare attivazione e iniziativa abbiamo solo un sogno ad occhi aperti.

Innovazione

La seconda delle 4 chiavi per il cambiamento è l’innovazione. Per immaginare un futuro diverso dobbiamo pensare ad un futuro che abbia i tratti del nuovo. Riprendendo gli spunti e l’analisi di Luciano Martinoli per “novazione” (termine tecnico molto noto in ambito giuridico) si intende: “… la capacità di far del nuovo, creare innovazione radicale, quello che il mondo anglosassone indica come breakthrough innovation”. L’innovazione invece è la novazione all’interno di qualcosa, indicata dal prefisso “in”, un miglioramento dell’esistente.

Sono evidenti le relazioni fra l’abitudine e la paura di cambiare. Si ha timore di uscire dal sentiero del noto e rassicurante. Si ha paura di ciò che è “abitualmente” considerato pericoloso o minaccioso, anche quando un minimo di approfondimento ci dimostrerebbe che in realtà non lo è.

L’abitudine è nemica dell’innovazione, “Ho sempre fatto così ”… Questo ritornello molto spesso recitato, porta una conseguenza seria, ovvero la chiusura verso il nuovo, verso il pensiero laterale, verso la possibilità di ampliare i confini della zona di comfort. Non riusciamo ad innovare perché non esploriamo e non scambiamo contenuti ed esperienze. L’autoreferenza in sintesi vuol dire chiudere le porte alla “contaminazione” delle idee, alla generazione di scenari alternativi e stili di vita differenti.

Segnalo inoltre che fra le “cattive abitudini” c’è anche quella di accettare ilnuovo”, senza chiederci se sia nuovo davvero oppure se quella particolare novità sia veramente utile. L’abitudine di inseguire indiscriminatamente le novità e le mode nasconde il timore di perdere consenso sociale o può derivare da mancanza di spirito critico.

Potenzialità

La terza delle 4 chiavi per il cambiamento riguarda il concetto della potenzialità, ovvero il “trolley delle nostre risorse” che ci portiamo nel viaggio della vita.

Ciascuno di noi ha abilità e potenzialità innate. Per la nostra autorealizzazione e benessere dovremmo coltivarle, farle emergere, allinearci ad esse. In questo modo possiamo esprimere così un cambiamento naturale e presente in noi stessi, ovvero quello di diventare veramente chi siamo!

La psicologia positiva (Seligman) guarda il comportamento umano in termini di punti di forza del carattere, ovvero caratteristiche positive che contribuiscono nel lungo termine al nostro benessere.

Secondo questo approccio, conoscere i propri punti di forza consente di costruire su di essi, ottenendo così una vita più felice e soddisfacente. I ricercatori hanno codificato questi punti di forza in 6 grandi virtù, ciascuno con il proprio sotto insieme di Punti di Forza. Le Virtù riguardano saggezza e conoscenza, coraggio, umanità e amore, giustizia, temperanza, trascendenza.

Le potenzialità personali sono il DNA della nostra filosofia di vita e poterle manifestare sviluppa la performance, aumenta il livello di soddisfazione e di entusiasmo e facilita il raggiungimento di obiettivi professionali e personali. Le performance che siamo capaci di realizzare corrispondono alla differenza tra le potenzialità che abbiamo meno le interferenze. Ma quali sono queste interferenze? Spesso le riconduciamo a fattori esterni quali gli altri, il lavoro, la società, le circostanze sfavorevoli, il caso, la sfortuna. Invece le vere interferenze sono principalmente i nostri pensieri, le nostre convinzioni limitanti ed in definitiva noi stessi. Il vero avversario – ci insegna Tim Gallwey– non è colui che è dall’altra parte della rete nel campo da tennis, (cioè l’altro) ma è nella nostra testa, siamo noi stessi.

Trovo proficuo partire con l’accrescere la nostra consapevolezza e la conoscenza di sé, riconoscendo quali potenzialità e abilità personali sono dentro di noi e darci il permesso di esprimerle. Incoraggiarsi e prendere coscienza delle proprie potenzialità è di fondamentale importanza per cambiare anche le proprie performance.

Apprendimento

L’ultima delle 4 chiavi per il cambiamento è quella dell’apprendimento. Il conoscere (knowing) include sia ciò che sappiamo sia che ciò che possiamo fare ed indica uno stato. A questo si aggiunge il fatto che le nostre conoscenze hanno un ciclo di vita, come ben espresso da Nonaka e Takeuchi a metà degli anni 90 del secolo scorso.

L’apprendere (learning) indica dei cambiamenti nello stato di conoscenza. L’apprendimento accresce la conoscenza o modifica qualcosa della conoscenza precedente. È una dimensione sempre presente nella vita delle, ovvero la capacità di apprendere ad apprendere e la riflessione su come sviluppiamo il nostro apprendimento è una risorsa cruciale nella vita delle persone.

Le persone così possono essere sempre più protagoniste del loro percorso di crescita e cambiamento nell’ambito delle relazioni personali e di lavoro, trovando oggi modalità e strumenti tecnologici e sociali per condividere, collaborare e partecipare nella “costruzione” del sapere (social network). Questo focus ci fa considerare il nostro apprendimento come un processo mediante il quale acquisiamo nuove conoscenze e sul quale influiscono diversi aspetti:

  • esperienze individuali e collettive che rielaboriamo con la nostra intelligenza emotiva e cognitiva
  • strategie cognitive personali e stili di apprendimento
  • stimoli dell’ambiente circostante, ovvero input e informazioni provenienti dalla realtà esterna
  • modelli, formalismi, teorie e contenuti che di vengono dai percorsi formativi che scegliamo
  • strumenti di comunicazione e modi che regolano lo scambio delle informazioni

In fin dei conti il nostro apprendimento è un processo dinamico, che segue percorsi non lineari e non sequenziali e dipende tanto dalla nostra iniziativa e dalla nostra motivazione interna. Apprendere è cambiare!

In conclusione

Prima che le idee si trasformino in azioni è la consapevolezza del cambiamento come opportunità sempre presente nelle nostre vite che può infonderci un senso di positività, di possibilità. Le 4 chiavi per il cambiamento non ci spingono sempre e comunque a cercare di trasformarci ed essere iperattivi, tuttavia in molte situazioni la tensione allo “status quo” produce una sorta di artrosi mentale che ci limita fortemente e a volte ci imprigiona. Proprio allora dobbiamo essere nuovamente ispirati e tornare a vedere il mondo con occhi diversi, cogliendo nuovi significati e relazioni fra le cose, per riprendere a cambiare davvero. Così si può esprimere il valore e l’utilità di ciascuno delle 4 chiavi per il cambiamento personale.

Visione, innovazione, potenzialità e apprendimento sono gli ingredienti necessari alla nostra personale ricetta per cambiare!

 

 

 

Come avere buone idee per la vita e per il lavoro

Avere buone idee vuol dire disporre del carburante per la riflessione e per l’azione: sono la nostra risorsa cognitiva con cui affrontare il futuro. Le idee alimentano il nostro flusso di coscienza e ci permettono di elaborare le strategie e sviluppare il problem solving. Cosa rende una idea buona? In primis la sua efficacia rispetto ai nostri obiettivi.

Siamo disposti a riconoscere una buona idea e la rappresentiamo come una sorta di “illuminazione”, si accende la lampadina e la luce arriva dove prima non c’era possibilità di vedere soluzioni od opportunità. In realtà non scatta tutto con il famigerato “eureka” che attiva il cervello e ci porta il pensiero giusto. Le idee covano, maturano dentro noi e dopo una sorta di “gestazione” prendono forma e vengono espresse. Possiamo fare qualcosa per rendere questo percorso interno più consapevole.

La natura del pensiero è generativa, collegata al suo flusso, ovvero non siamo esattamente in grado di prevedere il corso dei nostri pensieri e cosa diremo (quindi penseremo) tra qualche minuto. Possiamo comunque allenare il nostro processo di pensiero per orientare questa capacità generativa in modo positivo e utile per noi, arrivando alle “buone idee”.

Propongo alcuni atteggiamenti (disposizioni personali) che possono aiutarci ad esprimere buone idee: ovvero consideriamoci come un terreno più fertile ed irrigato e le piantine attecchiranno e cresceranno. Ritengo questi approcci semplicemente un “humus” fertile per le buone idee e quindi una sorta di laboratorio personale di allenamento.

Accoglienza

Una buona idea arriva se siamo pronti ad accogliere le nuove idee, su questo occorre essere netti. Se restiamo nella nostra “zona di comfort” non ci possiamo confrontare con qualcosa che metta in discussione la nostra illusione di stabilità e controllo degli eventi. Accogliere il nuovo significa portarci qualche passo oltre le nostre routine di pensiero e accogliere un cambiamento, un nuovo punto di vista, un modo diverso di fare le cose. Ci diamo il permesso di apprendere senza l’ansia dell’errore. Le idee arriveranno.

Apertura

Allargare lo sguardo, cercare l’insieme, muoversi fra i suoi elementi, vedere cose che che prima non si notavano. Se posso accogliere una nuova idea posso anche indirizzare in modo diverso il mio pensiero, prestare attenzione a cose che prima sfuggivano. Collego all’apertura la curiosità, l’esplorazione, il percepirci come persone in relazione e scambio con gli altri. Nella mia personale ricerca delle buone idee, questa disposizione mi ha aiutato molto ad avere una visione più ampia e cogliere spunti molto diversi.

Associazione

Rielaborazione, nuovi collegamenti tra concetti, trasformazione, ecc. non si pensa in modo completamente autonomo dal pensiero intorno a noi, qualcosa ci influenza sempre. Associare i concetti in modo diverso è una grande opportunità per arrivare a nuove idee che possono rivelarsi buone. E’ un processo creativo fondamentale per le persone. L’analogia, ovvero il trovare elementi simili dentro cose diverse fra loro e metterli in relazione, è parte una parte essenziale del processo. Quando possiamo associare… ci diamo l’opportunità di scoprire.

Rottura, sfida

Oltre la “zona di comfort” non ci sono mari solo tranquilli. Una buona idea ci richiede di rischiare un po’, rompere qualche schema, incrinare qualche consuetudine. Arare un terreno in fondo vuol dire “romperlo con il vomere” per poter poi piantare un seme dove potrà nutrirsi e crescere. Le buone idee possono richiedere qualche sfida ed il mettersi in gioco, perché “le barche nel porto sono al sicuro, ma non per questo sono state costruite“ (William Shed).

Immaginazione

Il livello immaginativo dell’esperienza è potente per attivare la parte creativa. Possiamo vedere l’applicazione delle idee pensate, immaginare le situazioni dove esprimerle, configurare lo scenario per le nostre valutazioni sulla loro bontà. Ci prepariamo alla verifica delle idee, simuliamo il loro corso e riflettiamo sui possibili esiti. Possiamo collegare così il livello cognitivo, immaginativo e quello emotivo e disporre di un nostro personale navigatore interno per la destinazione “buone idee”.

Profondità

La profondità di una buona idea la metto in relazione alla sua capacità di essere un valore aggiunto specifico per una determinata esigenza \ problema. Le buone idee hanno in sé un contenuto di risoluzione, di progresso rispetto alla situazione attuale.  C’è un bisogno od un desiderio che la buona idea ci aiuta a soddisfare o realizzare, con una profondità dedicata a quel nostro benessere particolare e ricercato. Per questo una buona idea può funzionare e noi lo percepiamo rapidamente.

Rappresentazione

Le buone idee sono frutto di buone rappresentazioni… La matita, cui accennava il maestro Ettore Scola nell’intervista a Fabio Fazio del 2013, come oggetto per lui fondamentale. Con un lapis in mano ed il mio fidato blocco, quante idee ho tirato giù, abbozzato, elaborato, messo a punto per il mio lavoro. Potete disegnarle, scriverle, schematizzarle, colorarle, farne mind-map, diagrammi, mandala… insomma pasticciate, cancellate, ridisegnate, riprovate.. create. Le buone idee ci sono già.

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I benefici del Coaching

I benefici del Coaching si trovano lungo il percorso dal presente verso il futuro, passando attraverso alcune eredità del passato, che una persona (il Coachee) alle prese con una crisi di auto-governo, decide di intraprendere. E’ un viaggio che si svolge con il sostegno professionale del Coach per arrivare all’autorealizzazione.

Il Coaching è un metodo di sviluppo  delle potenzialità dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni  che ha come fine ultimo l’alleanza con il proprio cliente nel percorso della sua autorealizzazione (cfr. Carta Etica AICP – Associazione Italiana Coach Professionisti)

L’autorealizzazione delle persone si sviluppa attraverso un processo di scoperta, definizione di obiettivi ed azioni strategiche che consentono al Coachee di aumentare progressivamente il proprio senso di autoefficacia, la sua autostima e la conseguente capacità dì produrre risultati.

Possiamo vivere il Coaching come un autentico programma di allenamento, rivolto a individuare e far attuare delle strategie comportamentali, in grado di facilitare sia lo sviluppo personale che quello professionale. Nel corso delle sessioni, le persone sperimentano il cambiamento, attuando azioni concrete (imparare facendo), valorizzando i successi e apprendendo dagli errori.

  • Per quanto attiene alla sfera personale, ovvero quando si tratta di Life Coaching è indirizzato ai singoli, ed ha come scopo l’elaborazione di programmi di autosviluppo ed autoefficacia.  La persona è sempre al centro del percorso, in quanto artefice del proprio sviluppo.
  • Per quanto riguarda l’ambito del lavoro, il Career Coaching è finalizzato specificamente allo sviluppo professionale sia nel proprio ruolo che in altri percorsi di carriera o scelte imprenditoriali .
  • Se lo portiamo in ambito Business, l’intervento di Coaching Organizzativo consente alle imprese di individuare e fare chiarezza sulla visione del futuro, definendo poi gli obiettivi e allenando infine le potenzialità organizzative. Il fine è di adottare modalità operative più funzionali alla realizzazione dei traguardi individuati, per consolidare l’efficacia aziendale.

Nella sua essenza il Coaching è un potente percorso di apprendimento. Si impara a sviluppare ciò che funziona e a lasciare da parte ciò che non produce risultati. Apprendere sempre è una attività che può essere fatta con gioia, stimoli, soddisfazione. I benefici del coaching, che trovo fondamentali, riguardano:

  • la motivazione a realizzarsi
  • la continua sperimentazione di nuove strategie comportamentali
  • la responsabilità e la consapevolezza del processo di miglioramento

Alla fine, in ogni percorso di coaching, il beneficio che trovo davvero speciale è l’aver lavorato sulla nostra la capacità di “apprendere ad apprendere”. Questo super apprendimento può fare la differenza, per le persone e per le organizzazioni (PLS).