Envisioning: il talento di vedere “oltre la siepe” e ripensare il futuro.

Il termine envisioning viene dal verbo inglese to envision e ci porta a concepire una situazione che sia possibile realizzare in futuro. Envisioning significa, con accezione più ampia, crearsi una visione chiara e lungimirante di qualcosa che ci riguarda, esprimendola attraverso un’immagine vivida.

  • Per il Dizionario Collins online di inglese c’è il riferimento a qualcosa che possiamo prevedere, predire.
  • Per il Learner’s Oxford Dictionary questa capacità di immaginare è collegata ad una situazione verso cui rivolgiamo il nostro impegno, affinché possa accadere.

Anche le imprese e le organizzazioni possono esprimere questa capacità di envisioning, ogni volta che si torna a rivedere e aggiornare la missione, la visione, la strategia ed i valori guida.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. Giacomo Leopardi.

E’ un prendere spunto in modo un pò audace e temerario dalle parole del poeta. Tuttavia trovo queste parole emotivamente efficaci per farci riflettere sul senso del limite che poniamo al nostro sguardo e dove lo rivolgiamo. Abbiamo tutti le “nostre siepi personali” che limitano la vista dell’orizzonte, che non ci permettono una visione più elevata, più ampia.

La nostra capacità di envisioning può essere davvero un talento da esprimere che ci porta a “vedere oltre” per darci la possibilità di un futuro migliore, più vicino alle fonti della nostra auto-realizzazione. Certo un pò di “paura” ci può stare perché una visione più ampia e più nitida richiede poi di gestire la maggiore sensibilità interiore acquisita.

Per sviluppare questa capacità è fondamentale saper rivolgere lo sguardo in diverse direzioni, ognuna delle quali può portarci una maggiore profondità ed una maggiore consapevolezza. Propongo qui 5 modalità di allenamento, ognuna con un focus particolare, che possono essere svolte in un percorso di life coaching e di team coaching.

Osservare il passato

Il passato è il percorso che abbiamo fatto, è lo sguardo che rivolgiamo a questo cammino, sono le cose accadute che ricordiamo. Gli eventi sono localizzati nel tempo rispetto ad un dato momento, possono precederlo o seguirlo, subire salti improvvisi ma identificabili in relazione alla nostra linea del tempo. Troviamo il senso di quello che è successo attraverso la  nostra narrazione, che diventa il modo per viaggiare alla ricerca dei significati importanti per noi.

Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale”, come diceva Cesare Pavese. Con il supporto del coaching narrativo osservando il passato scopriamo quali sono gli insegnamenti che si possono apprendere,  per darci la nostra identità. Possiamo così rivedere la missione personale e pensare ad azioni da sviluppare in modo diverso dal passato (cambiamento).

Guardare l’insieme

Saper guardare alla complessità della vita è l’espressione della nostra capacità di cogliete la trama delle cose, avendo una visione allargata, espansa.

Le nuvole si ammassano, il cielo si rabbuia, le foglie si alzano verso l’alto: sappiamo che pioverà. Sappiamo che anche dopo il temporale la pioggia andrà ad immettersi nella falda freatica a chilometri di distanza e che domani il cielo sarà chiaro. Tutti questi eventi sono lontani nel tempo e nello spazio, eppure sono tutti collegati nell’ambito dello stesso sistema. Ognuno di essi ha influenza sul resto, un’influenza che normalmente è nascosta alla vista. Si può comprendere il sistema di un temporale soltanto contemplando l’intero, non una qualsiasi parte di esso. Peter Senge.

Senge è uno dei primi ad aver parlato della competenza del pensiero sistemico. Leggere la realtà utilizzando questa competenza vuol dire mettere in relazione gli eventi, le situazioni, i luoghi, i comportamenti, in una unica trama interconnessa. Non solo in ogni sistema abbiamo parti i cui elementi costituiscono contemporaneamente anche altri sotto-sistemi. Questo è guardare l’insieme ed il coaching ci può aiutare a interpretare il mondo in modo diverso.

Vedere le relazioni con gli altri

Nei contesti sociali e di lavoro costruiamo reti di relazioni, sviluppando le nostre abilità comunicative e la capacità di usare strategie di apprendimento e correzione dei nostri comportamenti. Vedere il dispiegarsi delle nostre relazioni con gli altri va “oltre” l’abilità di gestire gli aspetti relazionali quali trasmettere informazioni, comunicare in situazioni interpersonali, utilizzare strumenti di comunicazione, comunicare in gruppo, negoziare, ecc.

L’espressione “Io ti vedo” nel film Avatar, del regista James Cameron, è un concetto molto profondo della lingua dei Na’vi, gli abitanti del pianeta Pandora: ci rivela la possibilità che io “veda dentro di te, cioè io veda la tua anima”.  Questa frase è una formula di saluto rituale dei nativi d’ America che stava ad indicare il fatto che riconoscessero nell’identità dell’altro lo Spirito che guidava il loro popolo.

Empatia e assertività sono competenze fondamentali, da allenare con il coaching, per vedere l’esistenza degli altri e non considerare noi stessi come l’universo intero, cosa che istintivamente siamo portati a fare.

Scorgere il flusso in noi

Saper vedere l’invisibile consapevolezza del flusso ci fa cogliere quel particolare stato di grazia in cui si è immersi nelle attività che ci coinvolgono, arrivando a perdere la cognizione del tempo.  Il concetto di “Flow” (fluire, scorrere), legato ai nostri momenti “magici”  lo dobbiamo al ricercatore americano Mihaly Csikszentmihalyi, all’inizio degli anni ’70 presso la Claremont Graduate University.

Scorgere in noi il flusso, vederci dentro un’esperienza ottimale, vuol dire percepire la felicità, trovandola ogni volta in cui siamo completamente coinvolti nella situazione che stiamo vivendo. In quel momenti siamo rapiti e concentrati e il tempo sembra fermarsi poiché ogni istante di piacere si dilata sino a sembrarci infinito. La maggior parte delle persone ha vissuto questa situazione: la realtà esterna, il nostro agire e lo stato d’animo si uniscono nel “Flow”. Il coaching narrativo ci aiuta a ri-trovarlo e viverlo appieno.

Immaginare il futuro

Non si può costruire il futuro se non siamo ben radicati nel presente, ovvero nel cosa c’è adesso, è quello che stiamo vivendo nella nostra vita quotidiana, quello che siamo capaci di cogliere ora.

Il coaching narrativo ci porta a raccontare il futuro come il mondo delle possibilità, l’unica dimensione dove c’è il cambiamento che possiamo attuare, dove si sviluppa il percorso e la trasformazione da compiere. Trovare la strada da fare, vedere le tappe, immaginare come saremo quando avremo raggiunto i nostri traguardi, cosa sentiremo, cosa proveremo, chi avremo accanto.

La nostra visione del futuro ci deve ispirare, senza avere lo sguardo ancora condizionato dal passato. Per realizzare il nostro domani la capacità di envisioning si sviluppa nella sua massima espressione: abbiamo bisogno di nuovi occhi con cui vedere il mondo. “Oltre la siepe” c’è il nostro talento.

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Occhiali 3D per il nostro lavoro con il Career Coaching

Il Career Coaching aiuta le persone nello sviluppo del ruolo professionale e stimola le capacità proprie di ognuno di noi a rispondere in modo originale ai requisiti della situazione lavorativa, esprimendo le proprie risorse di conoscenza e le abilità di comportamento.

Il Coaching che pratico porta le persone a ridefinire il contenuto del loro ruolo in base alle attese di comportamento (collegate alle capacità personali) e ai requisiti di prestazione (collegati alla posizione di lavoro), che derivano dall’inserimento in un sistema di lavoro caratterizzato da fasi ed attività: i processi di lavoro. E’ un approccio tridimensionale che aumenta la profondità dello sguardo e sviluppa la consapevolezza della visione integrata su 3 dimensioni: quella operativa e realizzativa, quella gestionale e quella relazionale.

I ruoli sono tra loro interdipendenti e collocati in un ambito organizzativo specifico per ogni impresa. Partendo da questa considerazione si possono superare le contrapposizioni tra:

  • l’aspetto individuale versus la funzione aziendale di appartenenza o l’ambito del gruppo di lavoro;
  • l’oggettività dei compiti (mansioni) versus la soggettività individuale (capacità).

Possiamo leggere il nostro ruolo con delle lenti nuove, capaci di darci una visione 3D, applicabile nei diversi contesti lavorativi, per sviluppare i punti di forza e migliorare i punti di debolezza in ciascuna delle dimensioni.

La dimensione operativa e realizzativa

In ogni lavoro c’è sempre una complessità da cogliere per produrre gli output finali di competenza del ruolo lavorativo. Il Career Coaching aiuta le persone a mettere a fuoco i saperi di base e le competenze operative e specialistiche necessarie per operare utilmente.

  • Cosa occorre conoscere per svolgere i task lavorativi?
  • Quali strumenti sono da padroneggiare?
  • Che tipo di know-how bisogna esprimere rispetto al grado di incertezza che si affronta, per produrre risultati non sempre ben definibili a priori?

Ecco che non conta solo la parte procedurale e codificata del proprio lavoro. Il Coaching ci aiuta a focalizzare anche la probabilità di avere imprevisti, varianze, eccezioni e di saperle gestire operativamente. Approcci, atteggiamenti, metodologie che incidono positivamente sulla dimensione del saper fare.

La dimensione gestionale

Autonomia e responsabilità. Entra in gioco la rilevanza della responsabilità decisionale e comunque di gestione, riferita in modo combinato a risorse economiche e alla collaborazione di persone. Con il Career Coaching si può sviluppare la consapevolezza di quanto ampie e delicate siano le eventuali risorse economiche e/o umane assegnate, cioè sotto la responsabilità del ruolo.

  • Di quali tipologie di risorse ho bisogno per raggiungere gli obiettivi di lavoro?
  • Come sono state concordate le risorse e gli obiettivi?
  • Come prendere le decisioni giuste?

Sono alcune delle domande che riguardano la crescita di un ruolo nella dimensione verticale. Servono le lenti che ci fanno staccare dalle contingenze di uno specifico lavoro per integrare gli aspetti base di un saper essere di natura manageriale.

La dimensione relazionale

L’ambito comunicativo di ogni ruolo lavorativo comprende forme di relazione a 360 gradi. Le domande cruciali da affrontare con il supporto del Coaching riguardano la delicatezza e la complessità della relazioni da attivare e mantenere per ottenere risorse, informazioni, supporto, consenso dai vari interlocutori: clienti/fornitori sia esterni che interni all’azienda, colleghi, capi, interlocutori istituzionali.

  • Quali relazioni sono cruciali e come gestirle?
  • Quali competenze comunicative applicare e come accrescerle?
  • Come poter esercitare influenza senza disporre della leva gerarchica?

Anche in questo caso le lenti da utilizzare sono quelle che rendono più nitido il saper essere relazionale. La molecola di base del lavoro non è la singola persona, ma l’ambito del gruppo, del lavorare insieme con gli altri.

Galileo Galilei ha detto che “Non puoi insegnare qualcosa ad un uomo. Puoi solo insegnargli a scoprirla dentro di sé.” Le lenti 3D del Career Coaching aiutano a scoprire cosa c’è nel proprio ruolo lavorativo: una visione tridimensionale dove c’è maggiore ricchezza di particolari e una nuova prospettiva personale e di carriera.

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